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LA PAURA

Tra le emozioni di base (in Psicologia moderna se ne contano 6 e le altre sono: rabbia, disgusto sorpresa, gioia e tristezza) la paura è forse quella più utile e che più di ogni altra ha aiutato l'essere umano a sopravvivere.


Non dobbiamo pensare al mondo odierno, ma a quando l’Homo Sapiens fece la sua comparsa sulla terra circa 200.000 anni fa in Africa. Il mondo era popolato di animali di ogni tipo, alcuni dei quali molto pericolosi e nascere con un corredo di geni che contenessero una maggiore attivazione alla paura e quindi temere che dietro ogni cespuglio ci potesse essere un leone in agguato, poteva far vivere male e sempre in ansia, ma aumentava sicuramente le probabilità di sopravvivenza, andando così a riprodurre i propri geni contenenti una maggior paranoia e paura.

 

I tempi sono cambiati, i leoni sono stati decimati, ma altre “belve” che incutono paura hanno preso il loro posto: rate del mutuo, scadenze al lavoro, investimenti rischiosi e altri.

A pensarci bene potremmo anche dominare queste paure, ridimensionarle; anche se perdessimo del capitale, la nostra vita cambierebbe di poco in fondo. Ma in un mondo sempre di corsa e con mille impegni come il nostro, non sempre abbiamo la lucidità e il tempo per fermarci, razionalizzare e ridimensionare la percezione del rischio.

Tenendo poi conto del fatto che statisticamente circa l’80% dei pensieri che la nostra mente produce sono negativi, per non dire catastrofici, comprendiamo che è facile farsi trascinare da questa emozione.

 

IL MECCANISMO SCATENANTE DELLA PAURA

Il meccanismo che regola la paura viene definito “attacco-fuga” o, “Sistema Simpatico-Parasimpatico”.

Senza dilungarci in dettagli scientifici, ci basti sapere che nel momento in cui la nostra mente percepisce un pericolo (mettendo insieme stimoli esterni, memorie passate o semplicemente immaginando cosa ci possa essere), mette in moto una catena istantanea di reazioni che portano il nostro corpo e la mente stessa nelle migliori condizioni possibili per reagire al pericolo, appunto scappando o attaccando. Ripetiamo, pericolo reale o immaginario, perché la mente non ha la capacità di comprendere cosa è reale e cosa non lo è.

 

Facciamo un esempio. Se sto passeggiando in un bosco e ho sentito negli ultimi secondi dei rumori strani, i miei sensi si mettono in all’erta. Se vedo un grosso cespuglio che si muove e dietro una macchia scura, inizio a correre all’impazzata in direzione opposta pensando che ci sia un feroce orso dietro a quel cespuglio. Poco importa se sono nel parco di Monza e che è altamente improbabile che ci sia un orso in questo luogo, la mente ricorderà degli episodi sentiti recentemente nei quali un orso ha attaccato un uomo e solo la razionalità, che arriva con qualche secondo di ritardo, potrà magari farmi fermare ed osservare meglio quel cespuglio e farmi capire che la massa scura era solo un tronco di un albero.

 

Un altro esempio: se sto tranquillamente nuotando al mare e scorgo in lontananza un pesce più grande di una acciuga, può accadere che la mia mente lo colleghi ad un pescecane. Se da bambino mi hanno fatto vedere un film sugli squali, è altamente probabile che la mia mente mi faccia nuotare affannosamente verso la riva.

 

COME DIFENDERSI DALLE PAURE CHE LA MENTE CI PROPINA?

Ricordiamoci che siamo solo in parte responsabili dell’attivazione emozionale, e quindi anche dell’attivazione alla paura, in quanto tutte le emozioni hanno una forte componente genetica, cioè ci sono state passate dai nostri genitori che ci hanno anche (generalmente) educato e quindi avviato a una percezione del rischio simile alla loro.

Se vogliamo diminuire l’impatto che la paura ha in noi, la consapevolezza è sempre la miglior risposta a qualsiasi problematica creata dalla mente, ossia riuscire a vedere i pensieri che la nostra mente produce come pensieri di qualcun altro e valutarli per quello che sono senza farsi trasportare dalle emozioni e dalla reattività.

 

 

DIARIO DELLA PAURA

Questo stratagemma dà sempre molti risultati: ogni volta che una paura di livello medio, grande o catastrofico ci attanaglia, scriviamola. Già leggerla appena scritta aiuta certamente a ridimensionarla. È utile anche tenere un diario in cui scriviamo periodicamente le paure percepite e, allo stesso tempo, rileggiamo quelle precedenti già annotate. Potremo infatti rilevare con sollievo che nel 99% dei casi le paure scritte non si sono avverate, e che la nostra mente si è scordata di avvisarci che ci aveva scatenato una paura esagerata ed irreale, che nel frattempo avrà già provveduto a sostituire con un’altra paura più recente.


Questa semplice pratica ci mostrerà col tempo a dare il giusto peso, o almeno un peso minore, alle paure che ci si presentano.

 

METTIAMOCI ALLA PROVA

Un altro modo per diminuire la presa che la paura ha su di noi è di metterci un po’ più in gioco. Stiamo parlando della paura di fare un lavoro, di conoscere qualcuno, di iscriverci a un corso e così via.

Alle volte la paura di non riuscire ci blocca anche nel ripetere azioni che abbiamo già compiuto in passato. Quando accade, pensiamo a come ci siamo comportati in passato e a come abbiamo già superato ostacoli o difficoltà e che, probabilmente ci riusciremo di nuovo.


Un altro suggerimento per trovare il coraggio potrebbe essere di ripensare al passato, a tutte le volte che ci siamo bloccati per timore di non riuscire… e pensare ai rimpianti che ci hanno causato.

Sopportare di avere sbagliato è generalmente più semplice di sopportare il rimpianto di aver potuto fare qualcosa e non averlo fatto.

 

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